"In astronomia primo anno legantur algorismi de minutis et integris, quibus lectis, legatur primus geometriae Euclidis cum commento Campani. Quo lecto, legantur tabulae Alfonsi cum canonibus. Quibus lectis legatur theorica planetarum. In secundo anno primo legatur tractatus de sphera, quo lecto legatur secundus geometriae Euclidis, quo lecto legantur canones super tabulis de linerijs. Quibus lectis, legantur tractatus astrolabij Mes[sa]chale [sic]. In tertio anno primo legatur Alkabicius, quo lecto legatur Centiloquium Ptolomei cum commento haly [sic]. Quo lecto legatur tertius geometriae, quo lecto, legatur tractatus quadrantis. In quarto anno primo legatur quadripartitus totus, quo lecto legatur liber de urina non visa. Quo lecto legatur dictio tertia almagestj." (28)La prima cosa da notare in questo programma, chiaramente indirizzato agli studenti di Medicina, è il coordinamento tra la parte matematica, quella astronomico-matematica e quella astrologica. La parte matematica inizia con gli Algorismi de minutis et integris di Sacrobosco, un trattato di tecniche di calcolo che doveva essere già da molto tempo in uso, dato che di esso esiste un commento della fine del secolo XIII scritto per gli scolari di Bologna (29). Segue poi la geometria di Euclide, col commento scritto nel XIII secolo da Giovanni Campano da Novara (XII sec.), che viene letta nel primo, secondo e terzo anno. Questo esaurisce la parte matematica. L'insegnamento dell'Astronomia iniziava il primo anno con la spiegazione dell'uso delle Tabulae Alphonsinae codificato nei Canoni redatti da Giovanni di Sassonia nel 370 (30). Seguiva poi una Theorica Planetarum, verosimilmente quella attribuita a Campano da Novara (31). La Sfera di Sacrobosco veniva letta il secondo anno e venivano pure letti i Canoni per l'uso delle tavole astronomiche composti nel 1321 a Parigi da Jean de Lignières e noti a Bologna dal 1344 (32). Veniva infine letto il trattato sull'astrolabio di Messala (Mâshâ`allâh ibn Atari) (770-815), tradotto dall'arabo nel 1153 da Giovanni de Luna (o da Siviglia) (XII sec.).Nel terzo anno veniva letto un Tractatus Quadrantis, molto probabilmente il trattato scritto a Montpellier nel 1274 da Roberto Anglico e comunemente noto come Tractatus Quadrantis Vetus (33). Nel quarto anno veniva letta la terza sezione dell'Almagesto. Essa tratta del moto del Sole lungo l'eclittica, della durata delle stagioni e della variazione stagionale della lunghezza dei giorni e delle notti. Le altre letture avevano tutte carattere astrologico. Con Alcabitius si intendeva il Liber introductorius ad magisterium iudiciorum astrarum - noto anche come Introductorium - dell'astronomo arabo `Abd al-`Azîz ibn `Othmân al-Qabîsî (Alcabizio, appunto) (metà X sec.), tradotto nel XII secolo da Giovanni de Luna Ispano e che è di norma accompagnato, nei codici e nelle versioni a stampa, da un commento del Trecento di Giovanni di Sassonia. Altri due trattati astrologici erano i ben noti trattati di Tolomeo intitolati Centiloquio (il nome completo è Fructus sive centiloquium) e Quadripartito (si tratta del famoso Tetrabiblos o meglio Previsioni astrologiche indirizzate a Siro), per entrambi i quali esiste un classico commento redatto dall'astronomo arabo `Alî ibn Ridwân (c.998-1061). Chiudeva infine la parte astrologica il trattato De Urina non Visa scritto nel 1219 a Marsiglia da Guglielmo Anglico (34). In questo trattato veniva spiegato l'uso dell'oroscopo al fine, che a noi oggi appare alquanto peregrino, di consentire ad un medico di valutare le qualità dell'urina di un paziente che lo interpellava da lontano e la cui urina, quindi, egli non era in grado di esaminare direttamente! Poiché troviamo in più di un codice del Corpus Astronomicum del XIV secolo, ancora esistente nelle biblioteche di Bologna (35), diversi dei trattati astronomici ed astrologici menzionati più sopra, non si dovrebbe essere molto lontani dal vero dicendo che il programma riferito dagli statuti del 1405 doveva essere sostanzialmente quello seguito già dalla metà del XIV secolo. Non vi è dubbio, tuttavia, che le linee fondamentali del programma risalgano all'insegnamento di Cecco d'Ascoli. Tra il commentario a Sacrobosco di Bartolomeo da Parma e quello di quest'ultimo lettore vi sono non solo le profonde differenze nell'atteggiamento verso l'astrologia che abbiamo già segnalato ed un richiamo continuo a testi astrologici arabi, ma anche l'indicazione di un'articolazione pluriennale dell'insegnamento quale risulta dalla dichiarata intenzione di proseguire il corso, "si Deo placuerit", commentando il Centiloquio di Tolomeo (36). Probabilmente a Dio non piacque, dato che il povero Cecco d'Ascoli veniva poco dopo bruciato sul rogo a Firenze e del promesso commento al Centiloquio non restano tracce. Quando il più recente dei trattati ivi menzionati, i Canoni di Jean de Lignières, nel 1344 raggiunse Bologna, vi aveva da poco iniziato a leggere astronomia Tommaso da Pizzano, che continuò in questo insegnamento fino al 1378, quando lasciò l'Italia per Parigi, dove era stato chiamato da Carlo V. Da quanto sappiamo di lui e dei suoi interessi medici ed astrologici (37) il programma del 1405 potrebbe essere stato il suo.