Il libro di Alfragano (Ahmad ibn Muhammad ibn Kathîr al-Farghânî) (IX sec.) menzionato da Bonatti è il libro noto come Elementa Astronomiae nella traduzione dall'arabo del 1134, eseguita dallo spagnolo Giovanni de Luna (XII sec.), o come Liber aggregationis scientiae stellarum et de principiis coelestium motuum nella traduzione fatta da Gherardo da Cremona (1114-1187) nella seconda metà del XII secolo. L'opera, scritta nel IX secolo, altro non è che un compendio della Matematikè Suntaxis di Tolomeo, più nota come Almagesto, risalente al II secolo d.C.. Il riassunto che viene dato dell'opera del grande astronomo alessandrino non include alcuna sezione astrologica e appare semplice, preciso ed elementare (19). Sappiamo che Dante Alighieri studiò a Bologna nel 1287 e si ritiene che le sue conoscenze astronomiche derivino proprio da questo libro, nella traduzione di Gherardo da Cremona (20), essendo citato dallo stesso Dante nel Convivio (II, 6), con il nome di libro de l'Aggregazion de le Stelle. Nell'Inferno (XX,118-120) Dante ricorda anche la figura di Guido Bonatti, ponendolo tra maghi, astrologi e indovini, i quali lentamente procedono "per lo vallon tondo" andando all'indietro,
"ché dalle reni era tornato il volto,Il primo lettore di astronomia dello Studio di Bologna del quale abbiamo concretamente notizia è Bartolomeo da Parma (XIII-XIV sec.), che, plausibilmente, iniziò il proprio insegnamento attorno al 1280 e che insegnava ancora nel 1297. In quell'anno infatti egli compose un Tractatus Spherae inteso ad integrare la classica esposizione di Sacrobosco con considerazioni "fisiche", in senso aristotelico, ed astrologiche (21). Data la testimonianza che indirettamente ci offre Dante e la data di composizione di questo commento, è legittimo supporre che, anteriormente al 1297, l'insegnamento della parte matematica dell'astronomia fosse basato sul trattato dell'Alfragano e che il trattato di Sacrobosco fosse allora da poco entrato in uso.
ed indietro venir gli convenia,
perché il veder dinanzi era lor tolto".
Questo è confermato dal fatto che abbiamo almeno un altro commento a Sacrobosco di prima epoca scritto per gli scolari di Bologna: quello di Cecco d'Ascoli (1285?-1327) del 1322 (22). Il Tractatus de sphaera mundi, redatto intorno al 1240 per gli studenti dell'Università di Parigi dall'inglese Giovanni di Sacrobosco (fine XII sec.-1244 o 1256) - letterale traduzione del nome originale John of Holywood - è il primo libro d'astronomia redatto da un autore occidentale: non è molto di più di un sunto dell'opera di Tolomeo e degli astronomi arabi, ma per quei tempi ebbe un successo enorme. Rimarrà per quasi quattro secoli il trattato più seguito di astronomia elementare, come attestano i numerosissimi "commenti" che di esso vennero fatti, sostituendo in modo definitivo le antiche opere di Plinio e di Marziano Capella.