4 - Le origini dell'insegnamento di astronomia.

Non sappiamo esattamente quando l'insegnamento dell'astronomia ebbe inizio nello studio bolognese, ma, all'incirca negli stessi anni in cui maestro Moneta iniziava a commentare Aristotele, troviamo a Bologna la persona che sarebbe diventata il più famoso degli astrologi della sua epoca: Guido Bonatti (inizi XIII sec.-c.1296). Sappiamo infatti che nel 1233 egli disputò pubblicamente in Bologna con frate Giovanni Schio da Vicenza (?-1260), strenuo oppositore dell'astrologia (17). Guido Bonatti ci ha lasciato una vera compilazione astrologica, dal titolo Decem continens tractatus astronomiae, che sopravvive in un ampio numero di codici e che fu impresso tre volte: nel 1491, nel 1506 e nel 1550. Il libro fu scritto poco dopo il 1277, quando l'autore, che morì nel 1296 o 1297, era già assai avanti negli anni; si può quindi ritenere che esso rifletta più le conoscenze che dell'astronomia si potevano avere in Italia nella prima metà del XIII secolo, che non quelle dei tempi in cui l'anziano autore redasse il testo che ci è pervenuto. Nel trattato di Bonatti la sezione dedicata all'astronomia matematica è assai corta. Egli da' le nozioni fondamentali sull'equatore, l'eclittica, le coordinate altazimutali, il sistema di Tolomeo dei deferenti e degli epicicli ed illustra il modo in cui questi permettono di spiegare i fenomeni di stazione e di retrogradazione dei pianeti. Bonatti conclude la sezione dicendo: "non svilupperò questi argomenti in maggior dettaglio dato che un'esposizione completa può essere trovata nell'Alfragano" (18).

Il libro di Alfragano (Ahmad ibn Muhammad ibn Kathîr al-Farghânî) (IX sec.) menzionato da Bonatti è il libro noto come Elementa Astronomiae nella traduzione dall'arabo del 1134, eseguita dallo spagnolo Giovanni de Luna (XII sec.), o come Liber aggregationis scientiae stellarum et de principiis coelestium motuum nella traduzione fatta da Gherardo da Cremona (1114-1187) nella seconda metà del XII secolo. L'opera, scritta nel IX secolo, altro non è che un compendio della Matematikè Suntaxis di Tolomeo, più nota come Almagesto, risalente al II secolo d.C.. Il riassunto che viene dato dell'opera del grande astronomo alessandrino non include alcuna sezione astrologica e appare semplice, preciso ed elementare (19). Sappiamo che Dante Alighieri studiò a Bologna nel 1287 e si ritiene che le sue conoscenze astronomiche derivino proprio da questo libro, nella traduzione di Gherardo da Cremona (20), essendo citato dallo stesso Dante nel Convivio (II, 6), con il nome di libro de l'Aggregazion de le Stelle. Nell'Inferno (XX,118-120) Dante ricorda anche la figura di Guido Bonatti, ponendolo tra maghi, astrologi e indovini, i quali lentamente procedono "per lo vallon tondo" andando all'indietro,

"ché dalle reni era tornato il volto,
ed indietro venir gli convenia,
perché il veder dinanzi era lor tolto
".
Il primo lettore di astronomia dello Studio di Bologna del quale abbiamo concretamente notizia è Bartolomeo da Parma (XIII-XIV sec.), che, plausibilmente, iniziò il proprio insegnamento attorno al 1280 e che insegnava ancora nel 1297. In quell'anno infatti egli compose un Tractatus Spherae inteso ad integrare la classica esposizione di Sacrobosco con considerazioni "fisiche", in senso aristotelico, ed astrologiche (21). Data la testimonianza che indirettamente ci offre Dante e la data di composizione di questo commento, è legittimo supporre che, anteriormente al 1297, l'insegnamento della parte matematica dell'astronomia fosse basato sul trattato dell'Alfragano e che il trattato di Sacrobosco fosse allora da poco entrato in uso.

Questo è confermato dal fatto che abbiamo almeno un altro commento a Sacrobosco di prima epoca scritto per gli scolari di Bologna: quello di Cecco d'Ascoli (1285?-1327) del 1322 (22). Il Tractatus de sphaera mundi, redatto intorno al 1240 per gli studenti dell'Università di Parigi dall'inglese Giovanni di Sacrobosco (fine XII sec.-1244 o 1256) - letterale traduzione del nome originale John of Holywood - è il primo libro d'astronomia redatto da un autore occidentale: non è molto di più di un sunto dell'opera di Tolomeo e degli astronomi arabi, ma per quei tempi ebbe un successo enorme. Rimarrà per quasi quattro secoli il trattato più seguito di astronomia elementare, come attestano i numerosissimi "commenti" che di esso vennero fatti, sostituendo in modo definitivo le antiche opere di Plinio e di Marziano Capella.


 
  1. - B. Boncompagni: 1851, Della vita e delle opere di Guido Bonatti, Roma, p. 22.
  2. - G. Bonatti: 1506, Decem continens tractatus astronomiae, Venezia, f28v.
  3. - Alfragano: 1910, Libro dell'aggregazione delle stelle, (trad. di Gherardo da Cremona), Città di Castello.
  4. - P. Duhem: 1916, Le système du monde, IV, p. 222, Paris.
  5. - E. Narducci: 1885, I primi due libri del Tractatus Sphaerae di Bartolomeo da Parma, Roma.
  6. - Chicus Esculanus: 1499 e 1518, Commentarius in J. de Sacro Bosco Spheram mundi, Venetiis.