2 - L'astronomia nel Quadrivio.

Una buona questione da porre è in cosa consistesse, a quei tempi, lo studio dell'astronomia. Esso verosimilmente includeva una parte matematica, una fisica (in senso medievale) ed una astrologica. Sappiamo dagli antichi inventari dei libri posseduti da vari monasteri (5) e dalla storia del cosiddetto "corpus astronomicum" (6) che la parte matematica si riduceva essenzialmente al "computo" e cioè alle regole per il calcolo del calendario, come, ad esempio, sono esposte nel trattato del secolo VIII scritto da Beda il Venerabile. Per eseguire questi calcoli era necessaria una conoscenza piuttosto dettagliata delle combinazioni dei periodi del Sole e della Luna, per potere, se non altro, determinare la data della Pasqua. Va ricordato che a quei tempi, non solo non si poteva acquistare un calendario, ma anche che, da una provincia all'altra, da una nazione all'altra, le informazioni erano soggette alla più grande aleatorietà nella loro diffusione, cosicché, in linea di principio, si supponeva che ogni sede episcopale fosse in grado di gestire autonomamente questa materia. Se ammettiamo che la conoscenza del significato fisico delle eclissi di Sole e di Luna non fosse stata completamente dimenticata nel tardo mondo latino, anche se l'arte di prevederle era andata praticamente perduta, occorre allora anche ammettere che l'insegnamento dell'astronomia dovesse includere una parte fisica o più propriamente geometrica. E' plausibile che venisse pure fatta menzione dell'irregolarità del moto dei pianeti lungo l'eclittica ed in particolare dei fenomeni di stazione e retrogradazione.

L'astrologia era ancora del tipo chiamato "astrologia latina", così come essa è esposta nel trattato di Arato di Soli (c.315-c.240 a.C.) o in quello di Marziano Capella (IV-V sec. d.C.) e nelle varie "sfere latine". I pronostici, piuttosto generici, si basavano su coincidenze alquanto elementari, quale il giorno della settimana con cui iniziava il nuovo anno, integrato da numeri estratti con una varietà di regole dalle lettere che compongono il nome di una persona (7). Il codice Angelica 123 ci permette, per Bologna, di verificare la correttezza di tali ipotesi, almeno per quanto riguarda il computo. I primi 16 fogli di questo codice, redatto nella terza decade del secolo XI, contengono, infatti, un calendario assai complesso, che va dal 1039 al 1120, e le regole per il suo computo, giusta il ciclo quadriennale degli anni bisestili, quello settimanale di ventotto anni - indicato con i più arcaici "concorrenti" piuttosto che con le lettere domenicali - quello lunare di 19 anni e quello di 15 anni delle indizioni.

Nel calendario sono anche indicate le Ogdoadi e le Endecadi, per le quali si trova nel testo solo un riferimento conciso, insufficiente per il loro calcolo. E' ragionevole pensare che la presenza di quest'ultimo ciclo, dai caratteristici nomi greci e in uso nella chiesa orientale, raramente presente nei calendari occidentali, sia testimonianza dei rapporti della diocesi bolognese con quella di Ravenna, alla quale a quei tempi era soggetta e che da quest'ultima venisse direttamente fornito il calendario, senza che se ne conoscessero a Bologna il significato esatto e le regole per il computo.

Alle regole per il computo si trovano intercalate nel nostro testo nozioni astronomiche e citazioni dal De natura rerum di Beda e dalle Etymologiae isidoriane. Non sono neppure assenti riferimenti concreti al suo utilizzo didattico nelle forme dialogiche proprie della parte prosastica ("si vis scire", 5r e molti altri luoghi, "vide ne oblivescaris ..", 6v), al compiacimento per la propria arte ("avidus calculandi inquisitor artis ..", 8v), a nuovi ritrovati ("Item argumentum nuper inventum ..", 15r), ad opinioni divergenti ("non est verum quod de luna aliqui coniciunt ..", 10v), alla possibilità di controllo sperimentale dei dati ("Horologi intentus qui perbene lineas - certas eorum comprobabit .." 14r) (8). Gli esempi di computo (14v, 15v, 16r) hanno tutti il 1029 come anno di riferimento. Una mancata corrispondenza nell'uso della segnatura degli anni bisestili nei concorrenti tra il testo ed il calendario e qualche errore nelle tavole del calendario, unite alla discordanza della sua data di inizio con quella degli esempi di computo, fanno pensare che questo codice ci conservi la trascrizione di un originale di qualche anno anteriore e dalla cui data di compilazione ad oggi è ormai trascorso quasi un millennio.


 
  1. - L. Lemaitre: 1866, Les écoles episcopales et monastiques en occident, Paris.
  2. - O. Pedersen: 1973, The corpus astronomicum and the traditions of medioeval latin astronomy, Studia Copernicana, XIII, p. 57.
  3. - L. Thorndike: 1923, A history of magic and experimental science, Vol.I, cap.XXIX, New York.
  4. - L. Gherardi: trascrizione del codice Angelica 123 dalla riproduzione in Paleografia Musicale, XVIII, in: Il codice Angelica 123, Tesi di Laurea in Lettere, relatore G. Vecchi, Bologna, A.A. 1958/59.