Tra i più antichi orologi in uso nella Specola, questo di Daniel Quare ed un
suo gemello - attualmente ospitato nella Biblioteca Universitaria - sono gli
unici sopravvissuti.
Per salvaguardare la cassa, sovente realizzata con legni pregiati, veniva
spesso costruita una seconda custodia più rozza dove alloggiare il
meccanismo, onde evitarne la progressiva usura. Infatti, riferendosi ad un
orologio francese di Isaac Thuret, acquistato presso Cassini, Manfredi
informa Marsili di averlo posto, subito dopo il suo arrivo, in una torretta
di legno ordinario (vedi Parte I, par. 12, nota 100). E' così che gli orologi
che furono più in pregio agli astronomi non hanno lasciato traccia di sè,
mentre questi due, che furono subito giudicati insoddisfacenti, sono
sopravvissuti.
Il quacchero Daniel Quare era stato orologiaio di Guglielmo II e si era
specializzato nella fabbricazione di termometri e barometri trasportabili.
Per la realizzazione di questi ultimi aveva ottenuto nel 1695 un brevetto,
per il cui sfruttamento si era associato con l'allora celebre orologiaio
Thomas Tompion.
Nella nota, di mano di Manfredi, sugli Instrumenta quibus observationes
peraguntur in hoc observatorio (scilicet Osservatorio Marsiliano) viene
ricordato un "Horologium Londiniense Quarei dictum A" e un "Horologium
Londiniense aliud Quarei dictum B."
Una lettera di Manfredi a Marsili, in data 10 gennaio 1702 (Bibl. Un. Bo.
Mss. Marsiliani 80A), aveva infatti segnalato l'arrivo dei due orologi
inglesi ed informato che essi erano stati affidati a "Santino orologiaio"
(probabilmente Sante Menini [scheda 13]) perché li ripulisse.
Da una lettera di poco successiva, in data 7 febbraio 1702 (Bibl. Un. Bo.
Mss. Marsiliani 80A), risulta, tuttavia, che essi, per quanto accurati,
furono giudicati inadatti alle osservazioni astronomiche, non marciando con
la regolarità richiesta. Un riscontro nei Registri dell'Osservatorio
Marsiliano conferma il fatto che non furono mai impiegati per le
osservazioni. Infatti, già nell'Instrumentum Donationis del 1712, gli orologi
in questione non sono più nominati tra gli strumenti della Specola.
Uno è stato rintracciato all'Istituto di Fisica dell'Università e, restaurato
nel 1979 da G. Morigi (Bologna), si trova ora nella Sala meridiana della
Specola. L'altro è in Biblioteca Universitaria.
Il quadrante riporta le ore in numeri romani e i minuti in numeri arabi;
internamente al quadrante delle ore un piccolo quadrante riporta i secondi e
una finestrella quadrata permette di leggere i giorni del mese.
E. Baiada, A. Braccesi (1983) pp. 82-83 e 92, fig. 2.
M. Daumas (1953) p. 96.
Gli orologi antichi (1988) pp. 68-69.