16. Semicircolo murale di D. Lusverg
Roma, 1704
Domenico Lusverg (1669 - a.1744)
ferro e ottone
raggio 151 cm
[Inv. MdS-119]

L'uso di strumenti murali forniti di mire a cannocchiale risale al 1683, quando un primo strumento di questo tipo venne istallato all'Osservatorio di Parigi. Nel 1704, quando il nostro strumento fu realizzato e cominciò ad essere impiegato nell'Osservatorio Marsiliano, si trattava quindi di una procedura osservativa ancora abbastanza recente. Essa era stata resa possibile dai grandi progressi fatti in quegli anni dagli orologi, la cui marcia era diventata così accurata da mettere in competizione la precisione con la quale si poteva determinare la distanza tra due astri in base alla differenza tra i loro tempi di passaggio al meridiano, con la misura diretta ottenuta con i cosiddetti sestanti astronomici.
Lo strumento di Lusverg, pur con dimensioni relativamente ridotte rispetto a strumenti coevi in uso negli osservatori di Londra e Parigi, non era ad essi inferiore per accuratezza. La latitudine di Bologna, determinata con il suo ausilio nel 1706, differisce dal valore vero di soli 8 decimi di secondo d'arco, un errore tipico per gli strumenti prodotti dall'officina dei Lusverg che li rende tra i migliori della prima metà del XVIII secolo.
Fu con questo strumento che nel 1731 Manfredi fu in grado di confermare per primo la teoria di Bradley dell'aberrazione della luce e con essa l'evidenza, inaspettatamente trovata, della realtà del moto orbitale della Terra attorno al Sole, previsto nel sistema di Copernico (vedi Parte I, par. 14).

Fu collocato in stazione nell'Osservatorio Marsiliano il primo agosto 1705 e rimosso il 28 maggio 1709 (Reg. Oss. Marsiliano, Vol. I e III alle date, Arch. Dip. Astron. Bo.).
La descrizione dettagliata che si trova nell'Instrumentum donationis del 1712 fa pensare ad una collocazione provvisoria in attesa della costruzione della torre della Specola dell'Istituto delle Scienze e della relativa Stanza Meridiana, dove il semicircolo fu installato nel dicembre 1726 e rettificato nel marzo 1727 (Reg. Sp. Ist. Scienze, Vol. I, alle date, Arch. Dip. Astron. Bo.). Si legge, infatti:

"Semicirculus ad Meridianas observationes semid. ped. IV a Lusvergo elaboratus ferrea contignatione, limbo, & centro auricalceo. Dioptra est illi Telescopica, suis lentibus instructa circa cylindrum centro insertum volubis, in limbo divisiones indicans, quae Tychonica methodo peractae sunt. Marsiliana insignia ad umbilicum Semicirculi auricalco incisa spectantur. Ipsum Instrumentum oblique suspensum est in conclavi Astronomico, eadem verticali, & immobili positione, qua in Meridiani plano collocandum est. Sustinent illud vectes ferrei X diversae longitudinis pareti implantati. Eorum capita cochleatim contorta desinunt in semicirculi planum, quod inter alia duo helicum ferrearum, iis capitibus intortarum plana constringitur."
Una ulteriore rettifica fu fatta nel 1735, avvicinandolo al muro meridiano per dargli maggiore stabilità ed in quella occasione fu munito di un nuovo obiettivo ed oculare fabbricati dal dott. Francesco Vandelli, professore di architettura militare dell'Istituto (annotazione alla data 6 ottobre 1735 in Reg. Sp. Ist. Scienze, Vol. V, Arch. Dip. Astron. Bo.).
Fu tolto d'opera nel 1741 (Reg. Sp. Ist. Scienze Bo., vol. VII, p. 2 con la data 1741, Arch. Dip. Astron. Bo.) in occasione del rifacimento della Stanza Meridiana in vista dell'installazione degli strumenti di Sisson.
Nel 1849 il cannocchiale era ancora fornito di lenti, ora mancanti. Gli attuali attacchi di questo al centro ed al lembo, così come le viti di supporto murate nel ricostruito muro meridiano, sono di restauro, ad opera di Giovanni Morigi (Bologna 1979).
Lo strumento, il cui scudo centrale in ottone reca la stessa incisione dei due quadranti mobili [schede 11 e 12] - lo stemma marsiliano coronato dalla scritta Aloysius Ferdinandus Comes Marsigli - non è firmato (per notizie sulla famiglia di artigiani Lusverg vedi Tabarroni e P. Todesco, op. cit.).

E. Baiada, A. Braccesi (1983) p. 86.
M. Daumas (1953), p. 91.
E. Miotto, G. Tagliaferri, P. Tucci (1990) pp. 95 e seg.
G. Tabarroni (1954) p. 43.
P. Todesco (1995).