15. Quadrante mobile di P. Mégnié
Parigi, 1779
Pierre (?) Mégnié (a. fine XVIII sec.)
ottone e ferro
1 cannocchiale
raggio 97 cm
[Inv. MdS-4]

Antonio Cagnoli (Zante 1743-1816), diplomatico della Repubblica Veneta, aveva fondato una specola privata a Verona, fornendola di diversi strumenti di ottima qualità. Durante il cannoneggiamento cui Verona era stata sottoposta nel 1796, ad opera dell'esercito francese, questa specola era stata gravemente danneggiata, per cui Napoleone fece acquistare gli strumenti superstiti e li divise fra l'Osservatorio di Bologna, quello di Brera e la Scuola del Genio. Così, nel 1801, per ordine del Direttorio della Repubblica Cisalpina, a Brera fu assegnata una macchina parallattica di Mégnié e a Bologna un quadrante mobile di piedi 3 parigini, pari a 2,54 piedi bolognesi (c. 97 cm) dello stesso artigiano. L'assegnazione è riportata nel foglio Strumenti provvisti dalla Repubblica Cisalpina (Reg. Spec. Ist. Naz. Scienze, vol XII, al 27 febbraio 1801, Arch. Dip. Astron. Bologna).
Erano attivi a Parigi, alla fine del XVIII secolo, due Mégnié. Pierre era probabilmente il nome dell'artefice di questo quadrante, per la cui realizzazione aveva ricevuto nel 1779 la metà di un premio di 2400 lire, messo in palio dall'Académie des Sciences di Parigi cinque anni prima (Daumas op. cit.). Mégnié non era riuscito, invece, a vincere il titolo di "Ingenieur en instruments de mathematiques de l'Académie", messo in palio contemporaneamente, ma lo strumento fu tanto apprezzato che ricevette anche le 2600 lire di un premio Monthyon.
Nell'inventario del 1843, redatto da Ceschi, si legge la descrizione del quadrante e degli accessori:

"Quadrante del Cagnoli di piedi 2 e mezzo di raggio, sostenuto da un robustissimo piede di ferro fuso. Tutto il quadrante è di metallo. Il cannocchiale, che è fornito di obbiettivo e oculare gira in perno al centro del quadrante che è di metallo, e ne rade il centro graduato assieme ad un nonio che da' il valore di un mezzo minuto primo. Un torchietto che si affida al lembo del quadrante, e che si lega per mezzo di una vite al cannocchiale, fa prendere a questo i piccoli movimenti. Per l'azione di quattro viti ai piedi della macchina, e col sussidio di un perpendicolo può rendersi verticale il piano del quadrante, che è girevole anche a piccoli movimenti attorno ad un asse verticale sporgente da un circolo Azimutale graduato."
Gli accessori, purtroppo andati poi smarriti, consistevano in:
"Un riflettente che si unisce al cannocchiale dalla parte dell'obiettivo; una lanterna per illuminare il riflettente; una manetta a chiave per smuovere le viti del piede; quattro piccole piastre di ferro che si sottopongono alle suddette viti; una manizza di ferro per le altre viti; un vaso di latta che riceve la palla del perpendicolo."
Il piede con i movimenti azimutali e il circolo graduato erano ancora esistenti nel 1935, come risulta da una fotografia fatta per illustrare il primo modello di telescopio a tasselli costruito da Guido Horn-d'Arturo (Pubblicazioni Oss. Astron. Bologna, III, p. 23, 1935). Questa foto è stata poi di guida per la ricostruzione del piede, effettuata da G. Morigi nel 1988.

E. Baiada, A. Braccesi (1983), p. 125
M. Daumas (1953), p. 361.
E. Miotto, G. Tagliaferri, P. Tucci (1990) pp. 47, 112.