12. Quadrante mobile di D. Lusverg
Roma, 1703
Domenico Lusverg (1669 - 1744)
ottone e ferro
2 cannocchiali fissi
raggio 117 cm
[Inv. MdS-117]

Nonostante l'insuccesso del primo strumento [scheda 11], la fiducia di Manfredi in Domenico Lusverg non venne meno e gli fu commissionato questo secondo strumento. L'artefice, lasciato questa volta libero di procedere secondo il suo intuito, realizzò un vero capolavoro, che per precisione e nitidezza dell'incisione della scala non lasciava niente a desiderare ed in pratica sostituì il primo quadrante. Secondo la richiesta di Manfredi il lembo è leggermente più lungo di 90o, per poter impiegare il metodo di verifica dello strumento, consistente nel "rovesciarlo", utilizzato dagli astronomi francesi.
I tratti incisi sul lembo non avevano errori maggiori di un centesimo di millimetro e con questo strumento Manfredi cominciò ad usare il metodo delle altezze corrispondenti per ottenere il tempo di passaggio degli astri in meridiano, raggiungendo una precisione tale per cui scarti superiori ai due secondi d'arco sono rari; il quadrante poteva quindi servire di confronto sia per la regolarità di marcia degli orologi, sia per il controllo della precisione del semicircolo murale (vedi Parte I, par. 11).
Viene descritto nell'Instrumentum donationis del 1712 con le seguenti parole:

"Quadrans alter eadem forma, atque opificio eodem, à Lusvergo etiam fabrefactus, omnia priori similis, eodemque instructo, sed ferrea eius contignatio perpendiculariter quadrantis plano insistit. Limbus etiam est illi paulo latior, & exquisitiori divisione incisus."
Fu modificato da Manfredi nel 1728 (Reg. Specola Ist. Scienze, Vol. II, alla data 23 marzo 1728, Arch. Dip. Astron. Bo.) con l'aggiunta di un secondo cannocchiale fisso perpendicolare a quello originario e nella struttura del piede, portato da 4 a 3 appoggi, per diminuirne l'ingombro e permettere di effettuare osservazioni mediante la fessura che attraversava il tetto della Stanza Meridiana.
Anche questo strumento, come il quadrante precedente [scheda 11], non è firmato e lo scudo centrale in ottone reca la stessa incisione: lo stemma marsiliano coronato dalla scritta Aloysius Ferdinandus Comes Marsigli.
Manca, almeno dal 1746, del cannocchiale mobile e, almeno dal 1843, data in cui esisteva ancora il pendolo, del raccordo o terzo asse che permetteva di usarlo come sestante astronomico. E' originale l'obiettivo di uno dei cannocchiali fissi.

Il restauro è stato eseguito da Giovanni Morigi (Bologna) nel 1979.

E. Baiada, A. Braccesi (1983) p. 86.
M. Daumas (1953) p.91.
E. Miotto, G. Tagliaferri, P. Tucci (1990) pag. 95 e seg.
G. Tabarroni (1954) p.43.
P. Todesco (1995).