11. Quadrante mobile di D. Lusverg
Roma, 1702
Domenico Lusverg (1669 - 1744)
Ottone e ferro
1 cannocchiale fisso
raggio 117 cm
[Inv. MdS-116]

Questo quadrante, già annotato per mano di Manfredi in Instrumenta quibus observationes peraguntur in hoc observatorio (scilicet Osservatorio Marsiliano), viene accuratamente descritto nell'Instrumentum donationis del 1712:

"Quadrans Astronomicus pendulo instructus, semidiametro pedum trium, Lusvergo Artifice. Structura quadrantis ferrea; sed limbo, & centro auricalcea lamina inducta est, limbusque Tychonice divisus. Pendulum intra tubum e' bractea auricalcea factum simul cum ipso pendulo volubilem custoditur, ne' venti agitatione turbetur. Pro pinnulis adsunt Dioptrae Telescopicae duae, altera ad Instrumenti latus apposita, eaque immobilis, quae per cochleas quadratis loculamentis duobus adstringitur; altera volubilis circa cilindrum, qui quadrantis centro immittitur. Ferreum Instrumenti suppedaneum pedibus quatuor solo insistit, singularisque adiecta est cochlea, cujus motu quadrans tantisper inclinetur. Ipse tum verticaliter, tum horizontaliter convertitur circa axes duos, quorum alter intra arundinem ferream volvitur, quae e' suppedaneo assurgit, alter e' quadrantis postico exit, priori axi ad perpendiculum occurrens, cochleisque duabus ad hujus superiorem partem adstringitur. Adest & tertius axis amovibilis, cujus ope Instrumentum in omnem inclinatam positionem componitur, atque ita non modo ad altitudines, sed & ad syderum distantias captandas usum habet. Umbilicum ejus tenet lamina auricalcea, cui Marsiliae gentis insigna insculpta sunt. Telescopia filis in regione foci decussatis praedita sunt, deficentibus lentibus, oculari scilicet, & objectiva."
Mancano il cannocchiale mobile, almeno dal 1746, le lenti di quello fisso, come già ricordato nel 1712, il pendolo che esisteva ancora nel 1849 ed il raccordo o terzo asse che permetteva di usarlo come sestante astronomico, già mancante nel 1843. La scala incisa sul lembo in ottone fornisce il minuto di grado.
L'asta verticale di sostegno è realizzata con una canna di fucile e nello scudo centrale in ottone è inciso lo stemma marsiliano coronato dalla scritta Aloysius Ferdinandus Comes Marsigli.
Questo strumento, primo di una serie fatta costruire presso l'officina degli artigiani Lusverg [schede 12 e 16], fu costruito sotto la supervisione dell'astronomo parigino Maraldi - a Roma per molti mesi nel 1702 - sul modello degli strumenti parigini.
Da una lettera di Maraldi a Manfredi in data 25 luglio 1702 (Bibl. Un. Bo., Mss. Marsiliani 80B) apprendiamo, infatti, che Francesco Bianchini e lo stesso Maraldi stavano seguendo a Roma la fabbricazione dello strumento, inducendo l'artefice a seguire tutte le precauzioni necessarie per conseguire un risultato che eguagliasse quello dei quadranti costruiti a Parigi e che Picard aveva impiegato per la triangolazione della Francia. Risultato che non fu pienamente conseguito con questo strumento la cui graduazione risultò alquanto irregolare (Reg. Oss. Marsiliano, Vol. 1 alle date 23 maggio e 17 novembre 1703, Arch. Dip. Astron. Bo). Una delle cause delle imperfezioni di questo quadrante - oltre al fatto che è qui presente una tecnica di costruzione e di incisione della scala ticonica più rozza che negli altri due strumenti - è da attribuirsi al fatto che si tratta del primo strumento di tali dimensioni costruito dal giovane Domenico. Lo zio Giacomo Lusverg, artigiano di provata perizia era già morto, secondo quanto certificato dalla corrispondenza di Maraldi, e così i committenti si erano trovati nella necessità di far realizzare il quadrante al nipote meno esperto (per notizie sulla famiglia di artigiani Lusverg vedi Tabarroni e P. Todesco, op. cit.).
Una successiva lettera di Manfredi a Marsili del 26 dicembre 1702 (Bibl. Un. Bo., Mss. Marsiliani 80B) segnala l'arrivo a Bologna dello strumento.

Il restauro è stato eseguito da Giovanni Morigi (Bologna) nel 1979.

E. Baiada, A. Braccesi (1983) p. 86.
M. Daumas (1953) p.91.
E. Miotto, G. Tagliaferri, P. Tucci (1990) pag. 95 e seg.
G. Tabarroni (1954) p.43.
P. Todesco (1995).