3. Meridiana a tempo solare vero e medio e meridiana filare di E. Lelli
Bologna, 1741-1742
Ercole Lelli (Bologna 1702 - 1766)
ottone e marmo, lunghezza 635 cm [Inv. MdS-109]
Lanterna della meridiana in ottone, altezza dalla linea meridiana 245 cm [Inv. MdS-110]
Supporti del filo della meridiana in ottone [Inv. MdS-111]
Appoggi di riposo del filo della meridiana in ottone [Inv. MdS-112]
Dimensioni della Sala meridiana 719 cm x 444 cm x 267 cm

Il primo esemplare di meridiana filare, di cui si ha una completa descrizione, venne realizzato nel 1713, nell'Osservatorio della Torre del Luxembourg a Parigi, da Joseph-Nicolas Delisle (1688-1768) (op. cit.). Tuttavia, nell'inventario del 1703 degli strumenti presenti nell'Osservatorio Marsiliano, troviamo scritto, di pugno di Manfredi, Meridianae filares quattuor pro nunc, il che lascia supporre che questo tipo di utilizzo della più comune linea meridiana fosse già diffuso precedentemente allo scritto di Delisle.
Si trattava di un vero strumento astronomico, diversamente dalla meridiana a tempo solare vero e medio, il cui scopo era, sovente, puramente ornamentale. Gli strumenti murali, infatti, anche se potevano assicurare una elevata precisione nella determinazione degli istanti di transito al meridiano degli oggetti celesti, non sempre erano atti a garantire la planarità del lembo graduato. Risultava quindi preferibile, almeno per il Sole, determinare l'istante del suo passaggio in meridiano con uno strumento di-verso, il cui organo principale era costituito da un semplice filo teso tra due appoggi; organo che non poteva, per la sua stessa natura, deviare da una linea retta. Una volta orienta-to il filo perfettamente in meridiano, il tempo di passaggio del Sole non risentiva più della diversa altezza sull'orizzonte che esso presenta nelle varie stagioni dell'anno. L'istante del transito risultava altresì determinabile con la precisione di circa mezzo se-condo di tempo: una precisione sufficiente, se paragonata alla regolarità di marcia degli orologi dell'epoca.
Le differenze tra i tempi di transito del Sole misurati con la meridiana e quelli misurati con i cannocchiali degli strumenti murali permetteva, quindi, di tarare la non planarità del lembo di questi e di correggere i tempi di passaggio determinati per gli altri astri.
Così si procedette fino all'introduzione degli strumenti dei passaggi, ma ancora per tutto il Settecento la meridiana filare restò lo strumento tipo per la determinazione del mezzogiorno, sia per la sua semplicità che per la sua stabilità.

Fu, quindi, una esigenza imprescindibile per Manfredi la progettazione, all'interno della Specola, di una stanza che consentisse l'osservazione del transito meridiano degli oggetti celesti e che permettesse la realizzazione di una meridiana filare di sufficiente precisione.

"Parimenti fu fatto e accomodato un portello con suo ferro per maneggiarlo ad uso di coprire o scoprire il foro che da' il Sole alla Meridiana nella detta camera del semicircolo, e furono segnate ne' due ferri posti a' due capi della detta meridiana due tacche per le quali si stende nel piano del meridiano il filo, a cui si nota l'arrivo e l'esito della specie solare,..." (Manfredi in Reg. Sp. Ist. Scienze Bo., Vol. I, alla data dicembre 1726).
Nell'archivio del Dipartimento di Astronomia sono conservati numerosi appunti riguardanti sia il suo utilizzo, che la sua ristrutturazione, che avvenne nel 1741, in previsione dell'arrivo degli strumenti inglesi di Sisson [schede 14, 17, 19 e 35].
I Commentari dell'Accademia delle Scienze (T.II, parte 1, 1745, p.40) ci informano che artefice della nuova linea meridiana, tuttora visibile, come anche della decorazione a colonnette di ordine toscano, della quale si vedono ancora tracce sulle pareti della camera, fu il bolognese Ercole Lelli, pittore di storia e ritratto, scenografo, architetto, meccanico, scultore e anatomico.
In quell'occasione venne anche modificato il muro che reggeva il grande semicircolo murale di Lusverg e furono erette le colonne di sostegno dello strumento dei passaggi di Sisson [scheda 19]. Il vecchio pavimento di legno fu sostituito con quello attuale.
Della struttura originaria del 1726 rimangono le strutture murarie perimetrali e i due robusti arconi di sostegno eretti sulle strutture del primo piano del palazzo ed orientati secondo le diagonali della sala.
Le due meridiane sono così descritte nell'inventario di Ceschi del 1843:
"Meridiana a tempo civile segnata nel pavimento della Camera apposita (Meridiana) mediante lamina di ottone, contornata di 2 striscie di marmo, con segni del Zodiaco attorno in ottone, incassati in quadretti di marmo. Meridiana a tempo medio segnata attorno alla predetta mediante lamina di ottone. Lanterna di ottone raccomandata alla parete della camera, nella quale in lastra di argento è praticato il foro, che serve da gnomone alle predette meridiane. Alle estremità della prima meridiana nei muri laterali presso il pavimento sono raccomandati 2 pezzi di ottone appositamente costrutti, i quali servono di sostegno alla filare, che si tende sopra la medesima, all'oggetto di determinare con maggiore precisione gli appulsi ed esplusi della specie solare, non che la stima del mezzo. Tali sostegni della filare sono suscettibili delle opportune correzioni.
Una piccola tavoletta con carta tesa che si pone sotto la filare, onde venghi su la medesima projettata la specie solare.
"
La lanterna era stata realizzata in modo da rendere possibile la caduta di un filo a piombo dall'apertura, dalla quale entra la luce solare, fino al filo della meridiana. Quest'ultimo andava regolato in modo da sfiorare il filo a piombo. La posizione del filo sul supporto era definita dalla incisione a V e due piccoli pesi applicati agli estremi, "due palle di ottone", servivano "a rendere tesa la filare". Esistono ancora, nella parete nord, i tre "chiodi pure d'ottone per uso del medesimo filo", che servivano cioè, per raccogliere il filo della meridiana.
Nel 1815 lo strumento dei passaggi di Sisson fu sostituito con uno più moderno di Reichenbach, Utzschneider und Liebherr [scheda 20] e le originarie colonne di sostegno furono sostituite con altre, poste più vicine tra loro e di ordine ionico.
Nel 1912 il quadrante murale di Sisson e lo strumento dei passaggi furono tolti d'opera, venne demolito il muro di sostegno del quadrante e abbattute le colonne. Il tetto, che originariamente si apriva lungo l'asse est-ovest, fu sostituito con un coperto normale. Infine, nel 1952, con la costruzione dell'aula magna dell'Istituto di Astronomia, il cui muro esterno si inserisce in quello della Sala meridiana, questa fu nuovamente rimaneggiata ed il tetto fu alzato. La stanza venne adibita a deposito di libri.

Il restauro, eseguito nel 1979 a cura degli architetti Mauro Monesi e Luigi Suffritti, non ha potuto essere integrale. Non è stata ripristinata l'apertura nel coperto, ma se ne è sottolineata l'originaria esistenza lasciando una lacuna larga 89 cm, quale risulta dai documenti essere stata l'ampiezza dell'apertura originaria.
Il muro meridiano è stato ricostruito poco più lungo di quello del 1741 - che era circa 293 cm per 31 cm di spessore - per ospitare il restaurato semicircolo di Lusverg [scheda 16]
Nel corso del 1990, per verificare se vi fossero ancora tracce del vecchio pavimento in legno - utilizzato da Manfredi per la messa in stazione di alcuni strumenti e che sappiamo essere stato a 6 piedi e un pollice e mezzo (circa 264 cm) dal centro di rotazione del cannocchiale del semicircolo - è stato praticato un taglio nell'attuale pavimento, sotto alla porta finestra che dà sul terrazzino a sud-ovest, senza tuttavia trovare alcuna traccia di pavimenti preesistenti.

E. Baiada, A. Braccesi (1983) p. 89 e 11.
J.N. Delisle (1713) p. 5.
B.M. Oliver (1972) p. 20.