GLOBI CELESTI E TERRESTRI

Narra la leggenda che, oltre tremila anni fa, il centauro Chirone donasse a Giasone una sfera celeste, affinché con questa l'eroe potesse guidare gli Argonauti nella loro ricerca del vello d'oro.
In realtà i primi tentativi di rappresentare su sfere il cielo stellato mediante linee e punti di riferimento risalgono ai Caldei e agli Egizi. A questi "barbari" si sarebbero poi ispirati i Greci, i quali, forse a partire dal VI secolo a.C. con Talete e Anassimandro, ma sicuramente nel IV secolo con Eudosso di Cnido, iniziarono a realizzare globi celesti. L'idea di riportare su di una sfera anche le terre su cui si viveva e intorno a cui si navigava è invece senz'altro più tarda.
Dopo secoli di decadenza, la globografia riprese nuovo sviluppo, verso la fine del primo millennio, nel mondo arabo, da dove tornò in Europa solo nel XV secolo.
L'uso di tali globi fu duplice fin dall'inizio: sia di ausilio alla navigazione, che didattico ed esplicativo delle posizioni e dei moti dei corpi celesti.
La più antica sfera terreste europea di cui si ha conoscenza è quella realizzata da Martin Behaim di Norimberga (1436-1507), nel 1492, l'anno stesso in cui Colombo compiva la sua prima impresa, mentre è del 1509 il piccolo globo di Martin Waldseemüller (1470- c.1518) in cui per la prima volta è usato il nome America.
La sfericità della terra, già nota ai Greci, fu universalmente riconosciuta, tuttavia, solo dopo il viaggio di Magellano della prima metà del Cinquecento. L'enorme sviluppo che vi fu in campo geografico in quell'epoca fece sì che la cartografia si rinnovasse completamente.
Risalgono alla metà di quel secolo gli studi geografici di Gerard Kremer (1512-1594), meglio noto con il nome di Mercatore, e la costruzione dei suoi globi celesti e terrestri, ed è in quell'epoca che compaiono i primi globi ricoperti di fusi a stampa.
Si arriva così, nel XVII secolo, alla produzione, divenuta famosissima in tutto il mondo, dell'olandese Janszoon Willem Blaeuw (oppure Blaeu o latine Caesius - 1571-1638), allievo di Tycho Brahe, e a quella del frate Minorita Conventuale Vincenzo Coronelli, di Venezia (1650-1718), autore di globi tra i più grandi dell'epoca (fino a 4 m di diametro).