56. Globo terrestre di G. e L. Valk
Amsterdam, 1715
Gerhard Valk (1652-1726)
Leonard Valk (1675-1746)
legno, gesso e cartapesta ricoperta di carta stampata, supporto di due putti dorati
diametro 45 cm
[Inv. MdS-97]

Il supporto del globo è costituito da due putti dorati che sostengono l'orizzonte, attribuiti allo scultore Silvestro Giannotti (1680-1750), il quale, secondo la testimonianza di Luigi Crespi (op.cit.), risulta anche autore del fastigio figurato che sormonta l'armadio della Camera di Geografia e Nautica, ora conservato nel Rettorato dell'Università. La bussola annessa al supporto risulta mancante.
Il titolo della sfera è il seguente:

Universi Orbis Terrarum facies
cum industria ac fide secundum certissimas et novissimas
Praestantissimorum Geographorum Observationes
denuo luci exposita cuique praeterea
Longitudinis ed Latitudinis gradus
Secundum Uranographiam novam,
ac proinde ex rei veritate, sunt iscripti per
Gerhardum et Leonhardum Valk,
Amstelaedami 1715.
cum Privilegio

Reca inoltre la seguente dedica:

Viro amplissima dignitate ac meritorum
splendore conspicuo JOHANNI TRIP.
J.U.D. Reipublicae Amstelaedamensis
Consuli gravissimo, Societatis Indiae
orientalis Moderatori integerrimo,
Toparchae in Berchenroden justissimo etc.
hanc universi ORBIS TERRARUM
faciem ea qua par est reverentia
D.D.D. Gerhardus et Leonhardus Valk.

Il Johann Trip cui sono dedicati i due globi era Borgomastro di Amsterdam nel 1707 e, secondo Matteo Fiorini (op. cit.), questo suggerisce che risalga al 1707 la prima edizione di questi globi.
La sfera è divisa in 18 fusi, ampi per 20o di longitudine, intersecati dalla linea equatoriale in modo da costituire 36 settori. Sull'esempio di Mercatore e di altri stereografi fiamminghi ed olandesi porta numerose rose di 32 venti, con le corrispondenti linee lossodromiche.
Un accurato restauro del globo è stato eseguito dal laboratorio forlivese di N. Scianna nel 1991 - che ha curato anche la radiografia dell'interno del globo in collaborazione con l'Ing. Andrea Cervellati dell'ENEA - rivelando la presenza di restauri precedenti, anche nel colore, mentre i putti sono stati restaurati da M.G. Gattari, della locale Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici.

L. Crespi (1769).
F. Farinelli (1979), p. 183.
M. Fiorini (1899), p. 388.