L'eliometro costituiva un accessorio importante del telescopio parallattico
con obiettivo acromatico acquistato nel 1787 dalla ditta londinese Dollond
[scheda 38].
L'inventario del 1843 lo descrive come "Un Micrometro obbiettivo o
eliometro munito di due manubrj per produrre tanto il suo moto circolare,
quanto la separazione delle immagini" ed era stato fornito insieme ad un
contrappeso per bilanciare il telescopio e ad un tubo di prolunga per
l'oculare.
Si tratta, per questo tipo particolare di micrometro, di una invenzione fatta
da Pierre Bouguer (1698-1758) nel 1748 e migliorata da Joseph Fraunhofer, il
quale sostituì i due primitivi obiettivi, identici e montati in parallelo
sullo stesso tubo, con un obiettivo unico, tagliato a metà lungo l'asse
ottico. Le due metà possono scorrere l'una sull'altra, generando ognuna una
immagine. Quando i centri delle due metà coincidono, le immagini dell'oggetto
in esame si sovrappongono. Viceversa, è possibile far sovrapporre le immagini
di due stelle vicine, una volta orientata la linea di separazione delle due
lenti e allontanati i rispettivi centri della quantità voluta. Come per il
micrometro, è necessario determinare prima a quanti secondi d'arco
corrisponda lo spostamento di un millimetro di un centro rispetto all'altro.
Fu con il secondo esemplare costruito da Fraunhofer che Bessel effettuò le
prime misure di parallassi stellari (si veda a questo proposito Parte I, par.
13).
Nel nostro caso, invece di un sistema ottico da sostituire all'obiettivo, si
tratta di un vero e proprio sistema addizionale da porre davanti alla lente
obiettiva, costituito da una lente divergente tagliata a metà lungo l'asse
ottico, in grado di aumentare del dieci per cento gli ingrandimenti
forniti.
Come risulta dalla fattura originale dei fratelli Rubini, agli Assunti
d'Istituto, in data 5 ottobre 1788, ritrovata presso l'Archivio del
Dipartimento di Astronomia (busta XXVIII), l'eliometro fu pagato 23 sterline
pari a 555 lire bolognesi.
E. Baiada, A. Braccesi (1983), p. 122.
R.C. Brooks (1991).
M. Daumas (1953),
J.A. Repsold (1908), p. 72, fig. 109a, 109b.
G.L'E. Turner (1981).