39. Telescopio gregoriano di Dollond
Londra, 1787
John Dollond Jr. (Londra ?-1804)
Peter Dollond (Londra 1730-1821)
ottone, specchi in bronzo, tavolo in noce
lunghezza del tubo c. 100 cm, diametro 13 c
m [Inv. MdS-8]

Nell'Optica Promota (Londra, 1663) James Gregory (Aberdeen 1638-1675) aveva esposto l'idea, già concepita nel 1661, di sostituire alla lente obiettiva uno specchio concavo, anzi due specchi concavi, (il maggiore parabolico, il minore ellittico) paralleli e coassiali, con i piani focali coincidenti, nella forma che da lui prende il nome di gregoriana [scheda 35].
Questo strumento - che porta la firma Dollond. London - costò 36 sterline pari a 865 lire bolognesi, come si ricava dalla fattura originale dei fratelli Rubini agli Assunti d'Istituto, in data 5 ottobre 1788, ritrovata presso l'Archivio del Dipartimento di Astronomia (busta XXVIII).
La descrizione inventariale del 1843 lo presenta insieme ai suoi accessori:

Telescopio gregoriano lungo piedi 2,4 a specchi paralleli in tubo di ottone di once 4 di diametro, con occulare ad immagine diretta [Inv. MdS-68], il quale attraversa il grande specchio: opera del Dollond. Piede e sostegno di metallo con piccoli movimenti condotti da due manubrj.
Di questo strumento si ha un secondo occulare di maggiore ingrandimento
[Inv. MdS-135], ed un secondo specchio [Inv. MdS-48], piccolo di rimonta, riguardato in apposita scatola di banda di ferro.
Ogni occulare è munito di vetro colorato con incassatura di ottone.
Tre pezzi di metallo appositamente costrutti e fermati con viti al piano della tavola sottoposta, tengono raccomandata ad essa i piedi dello strumento.
Un coperchio metallico, che chiude l'apertura del telescopio.
Tavola di noce robustissima
[Inv. MdS-160], di forma simile alla precedente [triangolare, sostenuta da tre gambi legati assieme per un ripiano inferiore], la quale serve a sostenere il Telescopio Gregoriano."
Mentre sono molti i telescopi rifrattori del secolo XVIII ancora in grado di fornire ottime immagini, raramente questo avviene per i riflettori. Ciò a causa della degradabilità degli specchi - che a quell'epoca non erano in vetro ma lavorati in un bronzo speciale detto "speculum" - e della criticità dell'aggiustamento meccanico delle ottiche. Questo esemplare, forse per lo scarso uso che ne fu fatto, sopporta ancora ottimamente gli 80 ingrandimenti forniti dall'oculare superstite.

Mancano i due manubri per i movimenti, le lenti del secondo oculare ed i vetri per il Sole. L'oculare del cercatore è di restauro (G. Morigi e S. Ciattaglia, Bologna 1981).

E. Baiada, A. Braccesi (1983), p. 123.
M. Daumas (1953), p. 315.
G.L'E. Turner (1981).