35. Telescopio gregoriano di J. Sisson
Londra, 1739 ?
Jonathan Sisson (1690?-1747)
ottone
lunghezza del tubo 36 cm, diametro 15 cm
lunghezza focale specchio principale c. 25 cm, diametro 5,2 cm
lunghezza focale specchio secondario c. 30 cm, diametro 1,5 cm
[Inv. MdS-55]

Compare per la prima volta nell'inventario del 1746, senza alcuna indicazione sulla provenienza: si può supporre che facesse parte degli strumenti inglesi ordinati da Manfredi [schede 14, 17 e 19].
Se ne trova una descrizione anche nell'inventario di Ceschi del 1843: "Telescopio Gregoriano, cioè a due specchi paralleli, entrambi concavi, opera di J. Sisson inglese. Consiste in un tubo di metallo lungo un piede, ricoperto di pelle nera, sostenuto da una colonnetta metallica fermata a vite in una base di legno, sotto la quale sono raccomandati a vite tre griffoni di metallo. In tale colonnetta sono inserite opportune snodature, che danno i movimenti orizzontale e verticale. L'oculare, che è ad immagine diretta, traversa il grande specchio. L'apertura di P[ollici] 2 di diametro resta difesa da un coperchio di metallo."
L'interesse di Manfredi per questo tipo di telescopio a specchi sembra stimolato da alcune lettere inviategli dall'archiatra pontificio Leprotti (Bibl. Archiginnasio Bo., Fondi Speciali Leprotti, in data 6 e 13 gennaio 1731) in cui si apprende che a Roma, in quei tempi, si faceva un gran parlare di tale nuovo tipo di strumento.
Il matematico scozzese James Gregory (1638-1675), nella sua Optica promota (Londra 1663), aveva suggerito di sostituire alla lente, utilizzata fino ad allora come obiettivo, due specchi concavi, coassiali e paralleli, montati in modo che i rispettivi piani focali coincidessero. Nella pratica questo tipo di sistema ottico fu realizzato con specchio principale parabolico e secondario ellittico, in modo da eliminare l'aberrazione sferica. L'immagine che fornisce il cosidetto "telescopio gregoriano" è una immagine non rovesciata, diversamente dal sistema newtoniano e da quello Cassegrain. Per questo motivo e per la sua comodità di uso fu largamente impiegato nel Settecento.

Manca dell'oculare. La base - che sappiamo essere stata di legno nero - e la vite di messa a fuoco sono di restauro (S. Ciattaglia, Bologna, 1990). Il rivestimento di pelle di pescecane è pressoché scomparso, anche se alcuni frammenti sono stati rinvenuti durante il restauro.
La Specola aveva già posseduto un telescopio a specchi metallici, di circa due piedi di lunghezza focale, opera dell'inglese Samuel Molyneux (1689-1728). Questo telescopio, con sistema ottico di tipo newtoniano e finiture in argento, era stato donato dal Principe di Galles al Re del Portogallo e da questi a Francesco Bianchini che lo lasciò al Cardinale Davia, il quale a sua volta lo donò all'Istituto delle Scienze. Il telescopio di Molyneux compare per l'ultima volta nell'inventario del 1843 (vedi Baiada e Braccesi (op. cit. p. 90) per dettagli su questo telescopio e sulla corrispondenza intercorsa al riguardo tra Bianchini e Manfredi).

E. Baiada, A. Braccesi (1983), p. 119.
E. Engberts (1970), p. 23, fig. 7.
D. Howse (1993), p.608.
D.P. Wheatland (1968), p. 13, 15.