Fa parte dei Donativi fatti alla Stanza Astronomica dell'Instituto delle Scienze dall'Em.o Card.le Tanari nel 1714, tra cui, infatti, è citato "Un Telescopio del Campana lungo piedi 22. e di quattro lenti, con tubo di cipresso, e conservato entro una cassetta pure di cipresso."
Il tubo ottagonale a sette tiraggi, largo 13,5 cm e lungo, chiuso, 150 cm, non mostra notevoli segni di usura; la sua data di costruzione può, quindi, essere relativamente vicina a quella del dono.
Manca dell'invito per il cannello oculare e del montaggio dell'obiettivo. Oculare ed obiettivo potrebbero essere stati riutilizzati nel montaggio con il quale il cannocchiale fu effettivamente utilizzato - costituito da "Un tubo di latta diviso in due per l'obietivo di 23 piedi", come ricorda l'inventario del 1746, ma non ritrovato - o in un montaggio più tardo in legno [scheda 31].
L'obiettivo, in vetro verdastro con poche bolle grandi, ha il diametro di 9,3 cm, la lunghezza focale di 820 cm, pari a 21,5 piedi bolognesi, lo spessore al bordo di 0,4 cm e porta la scritta Giuseppe Campani in Roma.
Montato sulla Macchina di Lelli [scheda 31] in combinazione con un oculare da circa 10 cm [Inv. MdS-62] forniva un ingrandimento di 80 volte e veniva considerato di eccezionale bontà, permettendo di scorgere facilmente le ombre che i satelliti di Giove proiettano sul disco del pianeta, all'atto del loro transito. Con esso fu osservato Urano poco dopo la sua scoperta (13 marzo 1781) e il disco del pianeta apparve definito meglio che con il cannocchiale lungo di Dollond, da poco acquistato dalla Specola.
Il tubo è stato restaurato nel 1993 da S. Salemme (Imola).
E. Baiada, A. Braccesi (1983), p. 88.
M.L. Righini Bonelli (1981).