"Telescopium quator perspicillis convexis, tubo chartaceo, sed eo usu
attrito. Longitudo Telescopii pedum 11 unc. 7, quamquàm tubus in majorem
multo' longitudinem producitur. Hoc etiam theca lignea custoditur." Così
si trova scritto negli atti della donazione marsiliana del 1712 riguardo al
lungo cannocchiale di Montanari, astronomo e matematico (vedi Parte I, par.
11). Tale tubo, oggi non più ritrovato, non appare neanche negli inventari
posteriori.
Vi era però nella torretta della Specola, fin dal 1746, "Una scatola con
diverse lenti, Cristalli e Vetri di diverse grandezze, e misure". Una
delle note manoscritte di Eustachio Zanotti all'inventario del 1746 (rivisto
dopo il 1757) ricorda come questa scatola di lenti fosse stata data ad Ercole
Lelli, dopo che lo stesso Zanotti, avendone riscontrato il contenuto, aveva
ritenuto che solo "un obbiettivo del Montanari" valesse la pena di essere
conservato.
Da allora in poi l'obiettivo è sempre nominato negli inventari: Ceschi, nel
1843, precisa che era da 19 palmi e mezzo e fatto a Bologna l'anno 1666. In
effetti è stato rintracciato nella Specola un obiettivo in vetro verdastro,
con molte bolle e dal bordo irregolare (diametro 69 mm, spessore al bordo 3
mm, lunghezza focale 450 cm) che porta la scritta Geminianus Montanarius
Bononiae 1666 (Au P. Anian) Pal 19 1/2.
La lunghezza focale corrisponde a 11 piedi e 9 once, molto vicina, quindi, a
quella data per il cannocchiale di cui sopra, del quale si può quindi
supporre che fosse l'obiettivo. Conforta in questo giudizio il fatto che nel
1712 il tubo fosse descritto come molto usato. Sono stati rintracciati,
peraltro, due tubi in cartone pressato, per una lunghezza complessiva di
circa 345 cm, che potrebbero essere parte del lungo "tubus chartaceus"
di questo cannocchiale [scheda 32].
E. Baiada, A. Braccesi (1983), p. 87.
G. Horn-d'Arturo, P. Tempesti (1960), p. 304.